Con il passare degli anni, la mobilità della popolazione residente in Italia ha registrato un netto aumento. Questo fenomeno è stato favorito, da un lato, da una maggiore facilità negli spostamenti; dall’altro, da una serie di fattori socio-economici, quali la ricerca di opportunità lavorative e condizioni economiche più favorevoli, l’accesso a percorsi di studio più ampi per i giovani e il desiderio di una migliore qualità della vita. Un indicatore utile per misurare il grado di mobilità di una popolazione è rappresentato dai trasferimenti di residenza, che possono essere letti come vere e proprie traiettorie migratorie.
È possibile distinguere almeno tre tipologie di traiettorie migratorie: intraregionali (ulteriormente suddivisibili in intraprovinciali e interprovinciali), interregionali e quelle da o verso l’estero. Nelle regioni italiane, una parte rilevante dei trasferimenti di residenza rientra nella prima categoria e riguarda quindi individui che, pur cambiando comune o provincia, restano all’interno della stessa regione.
Le regioni italiane con il più alto numero di trasferimenti di residenza intraregionali sono Lombardia, Valle d’Aosta e Piemonte, dove si registrano tra 24 e 25 trasferimenti ogni mille abitanti. Anche Veneto, Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia mostrano livelli elevati di mobilità interna, con valori compresi tra 19 e 22 trasferimenti per mille abitanti.
In generale, la mobilità intraregionale risulta più intensa nel Nord Italia, mentre le regioni del Mezzogiorno si collocano nelle ultime posizioni della graduatoria nazionale. In particolare, Puglia (9,5‰) e Basilicata (7,1‰) registrano meno di 10 trasferimenti ogni mille abitanti.
I giovani manifestano tipicamente una maggior propensione e disponibilità a spostarsi. Infatti, in tutte le regioni italiane, il numero di movimenti migratori intraregionali degli individui di età compresa tra i 18 e i 39 anni è circa il doppio di quello che si registra per il complesso della popolazione. Al netto della differenza nei volumi, restano valide, in buona misura, le considerazioni già fatte per il totale dei residenti. Si conferma un maggior grado di mobilità nelle regioni settentrionali, mentre si osservano valori decisamente più contenuti nel Meridione e nelle regioni centrali Lazio ed Umbria.
Il tasso migratorio misura il saldo tra immigrati ed emigrati in una regione, rapportato alla popolazione media residente e moltiplicato per mille, per facilitarne la lettura. Un valore positivo indica un guadagno netto di popolazione, uno negativo una perdita. Tuttavia, valori alti non implicano necessariamente maggiore mobilità, poiché ingressi e uscite elevati possono annullarsi a vicenda. Si tratta quindi di un indicatore utile per valutare l’effetto netto dei movimenti migratori su ciascuna regione.
Considerando sia i movimenti in entrata sia quelli in uscita verso l’estero e le altre regioni italiane, la Liguria si conferma il territorio con il più alto tasso migratorio, pari a 8,9 trasferimenti netti ogni mille abitanti. Seguono l’Emilia-Romagna (8,1‰), il Piemonte (7,5‰) e la Toscana (6,5‰). In generale, le regioni del Centro-Nord presentano saldi migratori più favorevoli, mentre quelle del Mezzogiorno si collocano nella parte bassa della graduatoria, con valori negativi in Basilicata e Campania.
I valori particolarmente bassi del tasso migratorio totale nelle regioni del Mezzogiorno dipendono in gran parte dal saldo negativo dei flussi con le altre regioni italiane. Al contrario, considerando i movimenti da e verso l’estero, tutte le regioni italiane registrano un tasso migratorio positivo. Anche al Nord, dove il saldo migratorio interno è favorevole, i valori risultano comunque inferiori rispetto a quelli osservati nei confronti dell’estero.
L’analisi congiunta delle migrazioni intra e interregionali offre un quadro chiaro delle dinamiche migratorie della popolazione residente in Italia e della geografia dei flussi interni. Le regioni del Nord si confermano poli di attrazione per i residenti del Mezzogiorno, come evidenziato dai tassi migratori interregionali, e al tempo stesso mostrano una forte capacità di trattenere la popolazione, grazie all’elevata mobilità interna. Al contrario, le regioni meridionali evidenziano una scarsa mobilità interna, verosimilmente legata alla carenza di opportunità locali, che viene compensata da flussi migratori verso le regioni settentrionali.
I dati sul tasso migratorio, sia con l’estero sia con le altre regioni, relativi alla popolazione giovane (18-39 anni) mostrano uno schema simile a quello osservato per l’intera popolazione residente, ma con valori che spaziano in un intervallo più ampio e differenze territoriali più marcate.
Considerando il tasso migratorio totale, l’Emilia-Romagna si colloca al primo posto tra le regioni italiane, con 23,4 ingressi netti ogni mille abitanti. La seguono da vicino la Liguria (21,9‰) e il Piemonte (21,2‰). All’estremo opposto della classifica si trovano diverse regioni del Mezzogiorno, che registrano tassi migratori negativi: Sicilia (-3,4‰), Basilicata (-3,8‰), Campania e Puglia (entrambe -4,2‰).
In tutte le regioni del Mezzogiorno il tasso migratorio verso le altre regioni è negativo, segnalando un saldo in uscita: sono di più le persone che lasciano la propria regione per trasferirsi altrove rispetto a quelle che vi si trasferiscono. Anche Marche e Umbria presentano un tasso migratorio interregionale negativo, ma con valori molto contenuti e prossimi allo zero. Al contrario, i saldi negativi del Mezzogiorno con le altre regioni sono rilevanti e spesso compensano o superano i saldi positivi che queste regioni registrano nei confronti dell’estero.
Tutte le regioni italiane registrano un tasso migratorio positivo con l’estero. I valori risultano generalmente più elevati nelle regioni del Nord rispetto a quelle del Sud, ad eccezione del Molise (21,9‰) e della Calabria (15,2‰), dove i livelli particolarmente alti sono verosimilmente influenzati anche dalla ridotta ampiezza demografica di questi territori.
Un ultimo confronto interessante riguarda i giovani residenti in Italia, distinti per cittadinanza. Analizzando i dati sul tasso migratorio verso l’estero e verso le altre regioni, si evidenziano infatti differenze significative tra i giovani italiani e l’insieme dei giovani residenti nel paese.
La differenza più marcata riguarda il tasso migratorio verso l’estero, che risulta negativo in tutte le regioni per i giovani italiani. In particolare, i valori più bassi si registrano in Molise (-10,7‰), Trentino-Alto Adige (-9,6‰) e Calabria (-8,2‰), mentre le regioni con valori relativamente meno negativi, pur comunque sotto zero, sono Lazio (-4,1‰), Campania (-4,5‰) e Puglia (-4,7‰).
Il fatto che si osservino, nel complesso dei giovani residenti in Italia, tassi migratori positivi verso l’estero è dovuto esclusivamente al contributo dei giovani stranieri. Questi ultimi, infatti, contrariamente agli italiani, mostrano saldi migratori con l’estero non solo positivi, ma anche molto elevati, sufficienti a compensare i saldi negativi dei giovani italiani, nonostante la loro incidenza complessiva sia minoritaria. Sebbene gli stranieri rappresentino una minoranza della popolazione residente, tra i giovani le loro percentuali sono più alte e, in alcune regioni, raggiungono valori significativi. Ad esempio, in Emilia-Romagna gli stranieri tra i 18 e i 39 anni rappresentano il 20,0% della popolazione giovane; anche in Liguria (18,9%), Toscana (18,6%) e Lombardia (18,4%) si registrano quote altrettanto rilevanti di giovani con cittadinanza straniera.
Per quanto riguarda il tasso migratorio interregionale dei giovani italiani, si riscontrano invece meno differenze rispetto al dato complessivo. Questo indica che le dinamiche di migrazione tra regioni degli stranieri sono simili a quelle degli italiani, con una tendenza comune a spostarsi dal Sud verso il Nord.
I valori del tasso migratorio totale dei giovani italiani sono fortemente influenzati dal tasso migratorio verso l’estero; di conseguenza, anche in questo caso si registrano differenze significative rispetto all’insieme della popolazione giovane residente in Italia. Queste differenze riguardano sia i livelli del tasso migratorio nelle diverse regioni, sia, in alcuni casi, la posizione delle regioni nella classifica nazionale.
L’analisi delle migrazioni interne e internazionali evidenzia un quadro complesso e articolato della mobilità dei residenti in Italia. Le regioni del Nord mostrano una maggiore capacità di attrazione e di mobilità interna, riflettendo un sistema territoriale più dinamico e ricco di opportunità. Al contrario, il Mezzogiorno si caratterizza per una mobilità interna più contenuta e per saldi migratori interregionali negativi, che evidenziano un continuo deflusso verso le regioni settentrionali.
Il contributo dei giovani stranieri è decisivo nel determinare il bilancio migratorio verso l’estero, consentendo a molte regioni di registrare tassi migratori positivi tra la popolazione giovane residente. Un quadro ben diverso da quello relativo ai soli giovani italiani, per i quali i saldi risultano generalmente negativi. Fanno eccezione l’Emilia-Romagna, con un saldo positivo significativo, e – seppur di poco – anche il Piemonte e la Valle d’Aosta, che mostrano valori appena superiori allo zero.
Questi dati sottolineano l’importanza di politiche mirate a potenziare le opportunità locali, specialmente nelle regioni meridionali, per invertire i flussi migratori e favorire una maggiore coesione territoriale e sociale nel Paese.